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lunedì 3 novembre 2025
domenica 2 novembre 2025
Venezuela: Il Vicolo Cieco di Washington. L'isolamento di Maduro è solo fumo negli occhi? - ecco cose ne penso
Si riapre il sipario, mai veramente chiuso, sul dramma venezuelano. Da Washington, l'amministrazione americana—con il consueto stile assertivo che contraddistingue la presidenza Trump—lancia l'ennesimo "attacco" verbale e politico contro Nicolás Maduro. L'eco mediatico, come riportato oggi anche da Repubblica, è immediato e univoco: il leader di Caracas è sempre più "isolato".
La domanda che un'analisi seria deve porsi, tuttavia, va oltre la constatazione. Questo isolamento è strategico o è solo scenico? E, soprattutto, serve davvero a indebolire il regime o, paradossalmente, finisce per rafforzarlo?
Siamo onesti: la linea dura statunitense, fatta di sanzioni e retorica incendiaria, serve più a rassicurare l'elettorato conservatore della Florida che a orchestrare un reale cambio di regime a Caracas. È una politica muscolare che confonde l'azione con l'agitazione.
L'isolamento di Maduro, sbandierato come un trofeo diplomatico, è un'arma a doppio taglio.
Certo, il regime chavista è un paria per l'Occidente. Le sue casse sono vuote, la sua popolazione stremata da un'inflazione fantascientifica e da una crisi umanitaria che ha pochi precedenti al di fuori di un contesto bellico. Ma l'isolamento è tutt'altro che ermetico.
Finché Pechino e Mosca (per non parlare di Teheran e L'Avana) vedranno nel Venezuela una preziosa pedina strategica—una spina nel fianco nel "cortile di casa" americano—il caudillo avrà ossigeno economico e diplomatico per sopravvivere.
Peggio ancora: ogni "attacco" frontale da parte degli Stati Uniti è manna dal cielo per la propaganda bolivariana. Maduro non chiede di meglio che poter agitare lo spauracchio dell'imperialismo Yanqui per serrare i ranghi di un apparato militare la cui lealtà è, di fatto, l'unica cosa che lo tiene al potere. Offre al regime la giustificazione perfetta per ogni fallimento interno: "È colpa del blocco".
L'errore strategico di Washington è confondere l'isolamento diplomatico con l'isolamento effettivo. Maduro è messo all'angolo, sì, ma in quell'angolo ha imparato a sopravvivere, circondato da alleati che non hanno alcun interesse nella democrazia, ma molti interessi nel petrolio e nella geopolitica.
Questo nuovo "attacco" non è una strategia, è una dichiarazione. Non apre spiragli negoziali credibili né aiuta un'opposizione interna ormai tragicamente frammentata e disillusa.
L'unica, drammatica, certezza è che a pagare il prezzo di questo stallo tossico non sono né i generali a Caracas né i falchi a Washington. È il popolo venezuelano, ostaggio di un vicolo cieco diplomatico dove l'unica via d'uscita sembra essere quella degli aeroporti, in un esodo senza fine. (Stefano Donno)
Racconti gentili di Marialuigia Girone con le illustrazioni di Francesca Ludovica Girone (bookabook)
Prendersi cura di una piccola pianta e aiutare una persona in difficoltà sono atti di solidarietà, che dimostrano rispetto e amore per la natura e per il prossimo. Insieme a Cristina, bimba curiosa e intraprendente, impareremo a compiere “gesti gentili”, importanti per crescere rispettando gli altri e il mondo nel quale viviamo
Con Aspettando l'aurora, Marcello Buttazzo canta l'Attesa come spazio di resistenza e speranza
I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno è orgogliosa di annunciare l'uscita questo mese di "Aspettando l'aurora", la nuova e intensa raccolta poetica di Marcello Buttazzo. L'opera, arricchita dalla prefazione di Vito Antonio Conte e da una nota di lettura di Roberto Dall'Olio, si configura come un'esplorazione profonda e lirica della condizione umana, ponendo al centro il tema universale dell'attesa, non come vuoto passivo, ma come dimensione feconda di pensiero, emozione e creazione. In un'epoca dominata dalla velocità e dall'istantaneità, Buttazzo invita il lettore a riscoprire il valore di un tempo sospeso, quello che precede l'aurora, lo sbocciare di un fiore o l'arrivo di un amore. Come sottolinea magistralmente Vito Antonio Conte nella sua prefazione, Buttazzo è "IL POETA DELL'ATTESA" , un autore capace di cogliere la tensione creativa che si cela in quel momento senza tempo in cui tutto sta per accadere. I suoi versi diventano il luogo dove la speranza si fa sostanza e la vulnerabilità si trasforma in forza, un "trampolino da cui ripartire" dopo ogni caduta. La poesia del Nostro è un'ancora gettata non nel passato rancoroso, ma in una serena nostalgia che sa trasformare i tormenti in lirica: "Mi hai insegnato / [...] ad aspettare l'aurora/come fosse lucore benedetto / dell'ultimo secondo concessomi...".
L'universo poetico di quest’opera non si esaurisce nella dimensione esistenziale, ma si nutre di un amore polimorfo, come evidenziato da Roberto Dall'Olio. Le tre declinazioni dell'amore del mondo classico – Eros, Philia e Agape – si intrecciano in un tessuto lirico denso e commovente. L'Eros si manifesta nella passione per la musa sfuggente e reale; la Philia emerge nella tenerezza per i fanciulli, nell'affetto fraterno e nel rispetto per la libertà degli animali, in particolare i suoi amati gatti; l'Agape, infine, si esprime in una profonda empatia verso "gli ultimi", i diseredati, i migranti, coloro che la società rende invisibili. Buttazzo non teme di levare un grido di rabbia contro l'ingiustizia, trasformando la sua poesia in un atto di denuncia sociale e politica, come nei versi dedicati ai naufraghi delle nostre acque: "Vorrei tanto/che il suo Dio/salvasse tutti i naufraghi/delle acque e delle terre./Al mio Dio/non ho nulla da chiedere,/se non di essere più presente/nei quartieri periferici/dove la sua mano da sempre è latitante.".
Quest’ultima produzione per versi di Marcello Buttazzo è un'opera matura e stratificata, un mosaico di immagini potenti che spaziano dai paesaggi del Salento alla memoria dell'infanzia, dal lirismo intimo alla riflessione civile. È un libro che parla a chiunque senta il bisogno di fermarsi, di dare un nome alle proprie attese e di ritrovare, nella parola poetica, una ragione per continuare a sperare.
Marcello Buttazzo è nato a Lecce nel 1965 e vive a Lequile, nel cuore della Valle Della Cupa salentina. Dopo aver studiato Biologia con indirizzo popolazionistico all'Università "La Sapienza" di Roma, ha intrapreso un intenso percorso letterario che lo ha portato a pubblicare numerose opere, prevalentemente di poesia. Scrive periodicamente in prosa per la rubrica Contemporanea su Spagine (del Fondo Verri) e collabora con il blog letterario Zona di disagio diretto da Nicola Vacca. Tra le sue pubblicazioni in versi si ricordano: "E l'alba?" (Manni Editori), "Origami di parole" (Pensa Editore), "Verranno rondini fanciulle" (I Quaderni del Bardo Edizioni), "Ti seguii per le rotte" (I Quaderni del Bardo Edizioni), "Sommesse preghiere" (Collettiva Edizioni Indipendenti, 2025)
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I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
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Email: iquadernidelbardoed@libero.it
Sito Web: https://www.quadernidelbardoedizionilecce.it/
sabato 1 novembre 2025
Il Valzer Infinito di Washington e Caracas: Petrolio, Sanzioni e la Democrazia Dimenticata - ecco cosa ne penso
L'asse Washington-Caracas è tornato a surriscaldarsi, ma chi si sorprende davvero? Quello a cui stiamo assistendo non è un nuovo capitolo, ma l'ennesima replica di una sceneggiatura logora. Un pericoloso "stop-and-go" diplomatico dove l'unica costante è l'ipocrisia della realpolitik, giocata sulla pelle di quasi 30 milioni di persone.
Da un lato, abbiamo un'Amministrazione americana che tenta una complessa ginnastica diplomatica: allentare le sanzioni petrolifere per calmierare i mercati energetici globali (sconvolti da altri fronti bellici) e gestire la crisi migratoria al proprio confine meridionale. Dall'altro, c'è Nicolás Maduro, un leader che ha trasformato la sopravvivenza politica in un'arte, dimostrando ancora una volta di essere un negoziatore più astuto di quanto i suoi detrattori a Washington vogliano ammettere.
Il recente, e prevedibile, fallimento degli accordi (come quelli noti delle Barbados) è emblematico. Washington offre la carota—un alleggerimento delle sanzioni sul vitale settore petrolifero di PDVSA—in cambio di garanzie per elezioni "libere e giuste". Maduro incassa la carota, stabilizza il suo flusso di cassa, e immediatamente dopo stringe il pugno di ferro in patria, ad esempio inabilitando i candidati dell'opposizione (come María Corina Machado) che hanno una reale possibilità di sconfiggerlo.
Qui emerge la critica fondamentale alla strategia statunitense: è una strategia schizofrenica.
Non si può pretendere di promuovere la democrazia usando il petrolio come unico barometro. L'Amministrazione Biden, esattamente come quelle che l'hanno preceduta, sembra credere di poter dosare la pressione economica per ottenere risultati politici. Ma Maduro ha dimostrato che il suo obiettivo non è la prosperità del Venezuela; è il mantenimento del potere assoluto. È disposto a sacrificare l'economia nazionale sull'altare della sua sopravvivenza politica.
Gli Stati Uniti, d'altro canto, sono prigionieri dei propri interessi. Hanno bisogno che il greggio pesante venezuelano torni sul mercato per abbassare i prezzi alla pompa, un fattore decisivo in qualsiasi elezione americana. Questa necessità pragmatica svuota di ogni credibilità la loro retorica sulla "libertà" del popolo venezuelano.
Il risultato è uno stallo tossico. Le sanzioni—che dovevano rovesciare il regime—hanno fallito, colpendo la popolazione e spingendo milioni di venezuelani verso l'esodo, destabilizzando l'intera regione. L'allentamento delle sanzioni, d'altro canto, non ha prodotto democrazia, ma ha solo fornito ossigeno a un apparato autoritario che ora si sente legittimato.
Maduro sa che Washington non reintrodurrà mai sanzioni totali finché il prezzo del barile resta volatile e la Russia rimane un paria energetico. Ha capito il bluff.
Mentre questa partita a scacchi tra giganti impantanati prosegue, la democrazia venezuelana non è sul tavolo dei negoziati; è nel cassetto delle buone intenzioni, sacrificata sull'altare del petrolio. Washington ha barattato la speranza di un cambiamento reale con la flebile promessa di una stabilità energetica a breve termine. E Maduro, forte delle sue alleanze con Mosca, Pechino e Teheran, continua il suo valzer, sicuro che la musica, per ora, non si fermerà. (Stefano Donno)
Gli occhi della scimmia di Krisztina Tóth (Voland)
In un paese sinistro senza nome e senza tempo, dove una devastante guerra civile ha lasciato la società divisa tra gli agiati filogovernativi e una massa di poveri confinati in zone ai limiti della sopravvivenza, Giselle e il dottor Kreutzer si incontrano. La donna, sull’orlo di un crollo emotivo dopo essere stata seguita per settimane da un giovane sconosciuto, si affida alle cure dello psichiatra, e mentre la terapia la spinge a immergersi nella storia della sua famiglia, anche l’uomo rivive la propria, barcamenandosi tra l’eredità della madre appena scomparsa e la fine di un matrimonio. Un romanzo sofisticato fatto di vite che si sfiorano appena: storie di donne e uomini, mogli e mariti, madri e padri, mentre il potere e i suoi meccanismi lavorano instancabilmente per seppellire il passato. Una distopia dal ritmo di un poliziesco, pervasa da un raffinato umorismo dalle tinte grottesche
A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)
Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...
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Milano, 20 aprile 1814: la notizia dell’abdicazione di Napoleone re d’Italia porta una folla inferocita a invadere il Palazzo del Senato p...
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Meloni-Orbán: l'amicizia di comodo e il "Patto del Diavolo" che logora l'Europa - ecco cosa ne pensoC'è un gioco delle parti che va in scena a Bruxelles e nelle capitali europee, e i due protagonisti più discussi sono, ancora una volta,...




