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lunedì 24 novembre 2025

L'Europa oltre il Rubicone: se lo scudo su Kiev diventa la nostra guerra - ecco cosa ne penso

 Siamo al 24 novembre 2025. La guerra in Ucraina non è più solo una ferita aperta sul fianco orientale dell'Europa; è diventata una condizione cronica, un rumore di fondo che le cancellerie europee faticano a gestire tra stanchezza dell'opinione pubblica e imperativi strategici. La notizia riportata oggi da Repubblica – che svela piani per un coinvolgimento diretto dell'intelligence e della contraerea europea a protezione di Kiev – non è un semplice aggiornamento tattico. È, con ogni probabilità, il passo che cancella definitivamente la linea sottile tra "supporto esterno" e cobelligeranza di fatto.

Per tre anni abbiamo giocato a nascondino con le parole. Abbiamo parlato di "aiuti letali", di "addestramento", di "scambio dati". Ma ciò che emerge ora è un salto di qualità che Bruxelles e le principali capitali europee faticano ad ammettere pubblicamente. Estendere l'ombrello della contraerea europea sui cieli ucraini, o integrare i sistemi di intelligence in tempo reale per intercettare i vettori russi, significa una cosa sola: l'Europa sta entrando fisicamente nel teatro operativo.

Il punto critico non è etico – la difesa dell'Ucraina resta sacrosanta per il diritto internazionale – ma politico e strategico. Se un sistema missilistico dislocato in Polonia o Romania, o guidato da dati forniti da satelliti europei, abbatte un jet o un missile russo, chi ha premuto il grilletto? La distinzione tra chi fornisce l'arma e chi la usa è ormai evaporata.

Ciò che manca, in questo scenario di escalation tecnica, è una parallela escalation diplomatica. L'Europa si sta militarizzando per inerzia, trascinata dalla necessità di coprire le falle di un fronte ucraino sotto pressione, ma senza una visione unitaria su quale sia l'obiettivo finale nel 2026. Vogliamo il crollo della Russia? Vogliamo un congelamento del conflitto? O stiamo solo comprando tempo al prezzo più alto possibile?

L'intelligence condivisa è un'arma a doppio taglio: ci rende onniscienti sul campo, ma ci rende bersagli fuori dal campo. Mosca ha più volte tracciato le sue "linee rosse", spesso ignorate o superate dall'Occidente senza conseguenze immediate. Tuttavia, l'impiego attivo di scudi aerei europei potrebbe essere la scusa che il Cremlino attende per allargare il conflitto in modalità ibrida (sabotaggi, cyber-warfare) direttamente nel cuore dell'UE.

In conclusione, la notizia di oggi ci dice che l'Europa ha scelto di non stare a guardare mentre Kiev rischia il collasso aereo. È una scelta coraggiosa, forse inevitabile. Ma è una scelta che viene fatta nel silenzio del dibattito pubblico, senza spiegare ai cittadini europei che, da oggi, il confine della guerra si è spostato un po' più a Ovest. Non stiamo più solo armando l'Ucraina; stiamo iniziando a combattere la sua guerra. E sarebbe il caso di dirlo ad alta voce (Stefano Donno)




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