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sabato 8 novembre 2025
venerdì 7 novembre 2025
La Piazza Svuotata e il Palazzo Ironico: La Scommessa Persa dello Sciopero - ecco cosa ne penso
C'è un copione stanco che si ripete nel teatro della politica italiana, e la proclamazione dello sciopero generale della CGIL per il 12 dicembre ne è l'ultimo atto. Da un lato, Maurizio Landini che sventola la bandiera della "manovra ingiusta e sbagliata". Dall'altro, la premier Meloni che, anziché rispondere sul merito, impugna lo smartphone e affida ai social un'ironia tagliente sulla scelta del giorno: un venerdì.
In mezzo, c'è il Paese reale, quello che fatica ad arrivare a fine mese e che questo scontro, ormai più mediatico che sostanziale, rischia di lasciarlo solo.
Analizziamo i fatti. La CGIL ha ragioni da vendere, almeno sulla carta. Denuncia una legge di bilancio che non affronta l'emergenza numero uno: i salari. Mentre l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto e il fiscal drag ha sottratto – secondo i calcoli del sindacato – 25 miliardi in tre anni dalle tasche di lavoratori e pensionati, il Governo risponde con misure insufficienti.
Non è solo Landini a dirlo. Le audizioni parlamentari, da Banca d'Italia all'Istat, hanno dipinto un quadro di crescita zero, se non di recessione tecnica, e hanno sollevato dubbi sulla capacità della manovra di ridurre le disuguaglianze. Anzi, secondo i critici, le accentua. La CGIL rincara la dose: "sei milioni di persone non riescono a curarsi" e le risorse, anziché andare a sanità e scuola, verrebbero dirottate altrove, persino verso il riarmo, come denuncia la sezione toscana del sindacato.
Questa è la piattaforma della protesta: salari, sanità, fisco equo. Temi concreti, che toccano la vita quotidiana.
E la risposta del Governo qual è? Non è un tavolo di crisi, non è una controproposta. È un tweet. "In quale giorno della settimana cadrà il 12 dicembre?", chiede ironica la Premier, alludendo al sospetto che lo sciopero sia solo un pretesto per allungare il weekend.
Questa strategia comunicativa è una lama a doppio taglio. Da un lato, è efficace: delegittima l'avversario, lo dipinge come parte di un'élite sindacale fuori dal tempo, più interessata alla "rivoluzione" da salotto che ai problemi reali, come già detto in passato dalla stessa Premier. Riduce una vertenza nazionale a una lamentela da "privilegiati".
Dall'altro lato, però, questa ironia è uno schiaffo a quella "maggioranza di questo Paese" che Landini cerca disperatamente di rappresentare. È la negazione stessa del problema. È dire, tra le righe, che chi protesta è un fannullone.
In questo scontro frontale, Landini vs. Meloni, entrambi rischiano di perdere. Landini rischia l'irrilevanza se lo sciopero (che, peraltro, non vede l'adesione unitaria di CISL e UIL) dovesse fallire, dimostrando che la cinghia di trasmissione tra sindacato e lavoratori si è rotta.
Ma il Governo rischia di più. Rischia di vincere una battaglia social perdendo il contatto con la realtà economica. L'ironia non accorcia le liste d'attesa e le battute sarcastiche non pagano le bollette. Il 12 dicembre, più che misurare la forza della CGIL, misurerà la profondità della frattura tra le promesse del Palazzo e le difficoltà della Piazza. E se la Piazza si sentirà non solo impoverita, ma anche derisa, l'inverno sociale sarà molto più rigido di quanto il Governo creda di poter gestire con un tweet.
(Stefano Donno)
Delitto in bianco di Valeria Corciolani (Rizzoli)
Tra antiche chiese, palazzi decadenti e santini trafitti, Edna dovrà farsi strada oltre scomode verità e ingiustizie sommerse, in una città che non dimentica - ma che sa perdonare.
giovedì 6 novembre 2025
La guerra dei 200 avvocati: la vera sfida di Mamdani non è Trump, è il suo stesso programma - ecco cosa ne penso
A New York lo scontro non
è più tra destra e sinistra, ma tra retorica e realtà. Il neo-sindaco Zohran
Mamdani prepara un arsenale legale contro la Casa Bianca, ma il vero nemico lo
attende in città: la fattibilità della sua stessa agenda.
New York ha un nuovo
sindaco, e la luna di miele, se mai c'è stata, è durata lo spazio di un
notiziario. Zohran Mamdani, 34enne ex semisconosciuto dell'assemblea statale e
primo sindaco musulmano della Grande Mela, non è un politico tradizionale. È un
attivista che ha conquistato il municipio. E come ogni attivista, ha bisogno di
un antagonista.
L'avversario gliel'ha
servito su un piatto d'argento Donald Trump, con le sue ormai rituali minacce
di tagliare i fondi federali alle città che non si piegano al suo volere. La
risposta di Mamdani è stata da manuale della nuova sinistra americana: teatrale,
diretta e mediatica. "So che ci guardi: alza il volume", ha
proclamato, trasformando un'insidia politica in un'opportunità per mobilitare
la sua base.
Ora, il sindaco annuncia
l'assunzione di 200 avvocati per "combattere l'amministrazione Trump in
tribunale". È una mossa strategica, senza dubbio. È "lawfare",
guerra legale, la risposta simmetrica alla "warfare" retorica del
Presidente. Ma da osservatori esperti, è doveroso chiedersi: stiamo assistendo
a una battaglia di sostanza o a una magnifica opera di teatro politico? La
critica qui non è all'audacia, ma alla messa a fuoco. L'articolo stesso ci
ricorda un dettaglio fondamentale, spesso dimenticato nelle arene urlate dei
social media: il potere di tagliare i fondi, in modo strutturale, non è nelle
mani del Presidente. È nelle mani del Congresso. L'arsenale legale di Mamdani,
quindi, rischia di essere un'imponente corazzata schierata per combattere una
flotta di barche di carta. Questa mossa, per quanto muscolare, serve più a
rassicurare i "lavoratori" e i "sostenitori" che
l'amministrazione comunale non indietreggerà, piuttosto che a prevenire un
taglio che, nei fatti, Trump non ha il potere assoluto di implementare. E qui
arriviamo al vero nodo gordiano. Mentre New York si prepara a una guerra legale
simbolica contro Washington, la vera sfida per Mamdani è molto più prosaica e
infinitamente più complessa: governare. Il neo-sindaco ha vinto promettendo una
rivoluzione dell'accessibilità: congelamento degli affitti, asili e bus gratis,
persino negozi di alimentari comunali per calmierare i prezzi. Queste non sono
schermaglie retoriche; sono promesse che costano miliardi. Promesse che devono
fare i conti con un bilancio cittadino, con la burocrazia, con gli interessi
costituiti e con una realtà economica post-pandemica che ha già messo in
ginocchio le classi meno abbienti. È facile essere l'anti-Trump. È un ruolo
che, politicamente, paga sempre, specialmente a New York. È infinitamente più
difficile essere il sindaco che trova i fondi per gli asili nido gratuiti senza
far collassare le casse della città.
Il rischio, per Mamdani,
è che la lotta contro il nemico esterno diventi una comoda distrazione dalla
trincea quotidiana del governo. I 200 avvocati sono un segnale potente, ma non
pagheranno gli autisti dei bus né costruiranno gli alimentari comunali. La vera
battaglia di Zohran Mamdani non si combatterà nei tribunali federali contro la
Casa Bianca, ma nelle aule del consiglio comunale e nei conti del bilancio
cittadino (Stefano Donno)
Qui tutti mentono di Shari Lapena (Bollati Boringhieri)
Entrato nella classifica dei bestseller del «New York Times» all’uscita, Qui tutti mentono è un thriller coinvolgente, inquietante, capace di alzare la temperatura della suspense domestica a livelli altissimi, per poi regalarci un finale mozzafiato.
«Incomincia con il botto e finisce con un sorprendente colpo di scena. E nel mezzo bugie, intrighi e personaggi molto ben ritratti capaci di cose del tutto inattese.» - The Globe and Mail
«Qui tutti mentono è un libro splendido: carico di tensione, raggelante, ingegnoso si districa tra segreti e manipolazioni, mettendo al centro una terribile domanda: puoi davvero credere alle persone che più ami? Lapena costruisce in maniera magistrale una trama piena di suspense che coinvolge gli ignari abitati di Connaught Street, e nessuna famiglia viene risparmiata. Preparatevi!» - Ashley Audrein
«Ho divorato Qui tutti mentono in meno di dieci ore. Da tempo non leggevo un libro così coinvolgente, inquietante e intelligente. Bellissimo.» - Lisa Jewell
25 appuntamenti col sicario + 2 di Tomaso Kemeny (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
“25 appuntamenti col sicario + 2” è il titolo della recentissima opera di Tomaso Kemeny : il poemetto, più altri due componimenti: “Nella Grotta” e “Candore” (i Quaderni del Bardo edizioni di Stefano Donno, 2021, pagg.139). Il libro è corredato da una serie di quadri dipinti dall’artista Paola Scialpi, riprodotti in bianco e nero, che illustrano uno per uno i 25 frammenti del poemetto e le due poesie in più della raccolta. Impaginato nel classico formato quadrato tipico ormai delle edizioni “iQuaderni del Bardo” di Lecce, questo nuovo lavoro di Kemeny e della pittrice Paola Scialpi sorprende per l’eleganza (pagine bianche, che nella successione delle immagini in nero propongono una sua personale e originale lettura dell’opera poetica di Kemeny, quasi fossero realtà oniriche le singole soste dei 25 frammenti sulla vita, sul destino, sull’amore, sulla Bellezza, sulle disillusioni e tuttavia anche sulla speranza di un finale rinnovamento umano e intellettuale del poeta ottantenne ma anche della società che finora non ha soddisfatto) e per l’efficacia dell’abbinamento tra testi e immagini. Il libro è arricchito da quattro “letture” di quattro scrittori/poeti: Donato Di Poce, Laura Garavaglia, Chiara Evangelista. Il quarto sono io: per questo, ritengo utile e anche doveroso, pubblicare, in questo blog di cui sono responsabile, il mio intervento per intero, che di fatto può essere recensione. (ottavio rossani)
Interventi critici di
Donato Di Poce, Chiara Evangelista, Laura Garavaglia, Ottavio Rossani
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Anche SOGLIE: Recensioni
formato francobollo (2012-2024) di Franco Manzoni (I Quaderni del Bardo
Edizioni di Stefano Donno)
Un viaggio tra i versi
della poesia contemporanea in compagnia di 300 nomi e 100 case editrici, da
Interlinea a Marcos y Marcos, da La Vita Felice a Moretti & Vitali,
passando per piccole realtà coraggiose come Prova d’Autore, Aragno, Puntoacapo,
Corsiero, Edizioni Il Foglio, Book Editore e molte altre. Un vero atlante della
poesia italiana (e non solo) del nuovo millennio
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mercoledì 5 novembre 2025
Il Green Deal all'italiana: così l'Europa "trucca" il clima con i crediti di carbonio - ecco cosa ne penso
Ricordate i grandi proclami? L'Europa come faro verde del mondo, la transizione inarrestabile, la rivoluzione copernicana del "Green Deal". Era la narrazione orgogliosa di Ursula von der Leyen. Oggi, quella narrazione scricchiola sotto il peso della realtà politica e, diciamolo, di una certa ipocrisia contabile.
La notizia che emerge da Bruxelles, e che il nostro governo (tra gli altri) ha caldeggiato, è di quelle tecniche nell'aspetto ma devastanti nella sostanza: per centrare i famigerati obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, la Commissione sta per aprire la porta ai cosiddetti "crediti di carbonio".
Tradotto dal burocratese: invece di obbligare l'industria pesante, l'energia fossile e l'agricoltura intensiva a tagliare davvero le proprie emissioni alla fonte, si permetterà loro di "compensare". Come? Conteggiando l'assorbimento fatto da foreste e suoli, o affidandosi alle futuribili (e costosissime) tecnologie di cattura della CO2 (CCS).
È un capolavoro di creative accounting climatico. È come dire a uno studente che, invece di studiare per prendere un buon voto, può "compensare" la sua impreparazione pagando un compagno di banco per suggerirgli le risposte. Il risultato sulla pagella (l'obiettivo 2030) sarà forse raggiunto sulla carta, ma lo studente (il nostro sistema produttivo) non avrà imparato assolutamente nulla.
Gli scienziati, quelli non distratti dalle sirene delle lobby, sono in allarme da tempo. Questo approccio "annacqua" gli sforzi, sposta il problema più in là e, soprattutto, crea un pericoloso precedente: la riduzione reale dell'inquinamento diventa facoltativa, un optional da barattare con qualche calcolo algebrico su quanto carbonio un bosco (forse) assorbirà.
Che l'Italia sia in prima fila a chiedere questo "sconto" non sorprende affatto. È la linea politica che conosciamo bene: difendere lo status quo industriale e agricolo, anche quando palesemente insostenibile, scambiando la lungimiranza strategica con il consenso a breve termine. Proteggiamo l'interesse particolare di chi oggi inquina, rimandando i costi (ambientali ed economici) alle prossime generazioni.
La "frenata" della von der Leyen, forse già proiettata verso il suo secondo mandato e bisognosa del sostegno dei governi più recalcitranti, è un pessimo segnale. Dimostra che quando l'ambizione climatica incontra la Realpolitik, la prima a soccombere è quasi sempre l'ambizione.
Il Green Deal, nato come il progetto che doveva definire l'identità europea nel XXI secolo, rischia così di morire come un mediocre compromesso al ribasso, soffocato non solo dalle emissioni, ma anche dai crediti facili e dalla pavidità politica (Stefano Donno)
Femminile, Singolare di Alessandro Zaffarano (Milella)
«Affacci di vita vissuta nel sentire e nel vedere caratterizzano la presente raccolta poetica di A. Zaffarano: visitazioni dentro di sé e considerazioni riguardo al mondo, abitato da personaggi poeticamente visibili secondo una tonalità di emozioni da cui si snodano le significazioni d’esistenza. Si continua a viaggiare, in questo libro, entro la lunga e profonda ‘messa in opera’ poetica dell’Autore, che ascolta il mondo da uditore attento all’espressività dell’animo, mai ridotta ad analisi ‘tecnica’ di causa-effetto, ma aperta al dicibile dello scoprire, all’indicibile ancora del ricercare.» (Carlo A. Augieri)
A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)
Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...
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Stefano De Martino, sui social il video intimo con la fidanzata Caroline Tronelli: gli hacker violano le webcam di casa | Corriere.it
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Meloni-Orbán: l'amicizia di comodo e il "Patto del Diavolo" che logora l'Europa - ecco cosa ne pensoC'è un gioco delle parti che va in scena a Bruxelles e nelle capitali europee, e i due protagonisti più discussi sono, ancora una volta,...






