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giovedì 4 dicembre 2025
mercoledì 3 dicembre 2025
L’Ultimatum di Putin e il Grande Sonno dell’Europa: Perché l'essere "Pronti alla Guerra" è l'Unica Via per la Pace - ecco cosa ne penso
Se c'era ancora bisogno di un segnale inequivocabile, Vladimir Putin lo ha appena servito su un piatto d'argento, o meglio, di acciaio balistico. La sua recente dichiarazione — "Se l'Europa vuole la guerra, la Russia è pronta" — non è la solita retorica da talk show propagandistico di Mosca. È un cambio di paradigma. È una dichiarazione di intenti che sposta l'asticella dal conflitto regionale a uno scontro sistemico totale.
E l'Europa? L'Europa, per ora, sembra guardare il dito mentre la luna sta per crollare.
Analizzando quanto riportato da RID (Rivista Italiana Difesa), il messaggio è agghiacciante nella sua semplicità: il Cremlino ha accettato psicologicamente e industrialmente l'idea della guerra su larga scala. Mosca non si limita più a minacciare ritorsioni asimmetriche; sta dicendo al Vecchio Continente che l'opzione militare diretta è sul tavolo.
Qui sta il punto critico, quello che troppi cancellieri e burocrati a Bruxelles faticano a metabolizzare. La Russia opera ormai in una "economia di guerra" permanente, non solo finanziaria ma mentale. Hanno normalizzato l'escalation. Noi, al contrario, viviamo ancora nell'illusione che le sanzioni, il "soft power" o le conferenze diplomatiche possano fermare divisioni corazzate o missili ipersonici.
L'editoriale di RID tocca il nervo scoperto: dobbiamo essere pronti a combattere "in tutti i campi: da quello grigio a quello aperto". Cosa significa? Significa che la guerra ibrida (cyberattacchi, disinformazione, sabotaggi alle infrastrutture critiche) è solo l'antipasto. La portata principale è il conflitto convenzionale ad alta intensità.
È tempo di essere brutalmente onesti: il pacifismo ideologico, in questo momento storico, è il miglior alleato di Putin. Non si ferma un aggressore chiedendo "per favore". Lo si ferma solo se l'aggressore sa che, colpendo, verrà colpito più duramente. Questa si chiama deterrenza. E la deterrenza non si fa con i comunicati stampa, si fa con capacità militari credibili, scorte di munizioni piene (e non vuote come quelle attuali), difesa aerea integrata e una popolazione consapevole che la libertà non è gratis.
Svegliamoci. La frase "Dobbiamo esserlo anche noi" (pronti alla guerra) non è un invito al bellicismo, ma un disperato appello alla sopravvivenza. Se vogliamo evitare la Terza Guerra Mondiale, l'unica strada è dimostrare a Mosca che non può vincerla. L'Europa deve smettere di essere un "consumatore di sicurezza" pagato dagli USA e diventare un "produttore di sicurezza" autonomo e letale.
Putin ha gettato la maschera. Se l'Europa non indossa l'elmetto — anche solo metaforicamente, per accelerare la sua industria della difesa — rischia di trovarsi nuda nella tempesta. E la storia, si sa, non ha pietà per gli impreparati. (Stefano Donno)
Ecco perché Occhio di Falco è l'Avenger più importante di tutti
Dimenticate il siero del super soldato, le armature da miliardi di dollari e i martelli magici. È ora di parlare seriamente di Clint Barton.
Siamo onesti: per anni, Occhio di Falco (Hawkeye) è stato il bersaglio facile dei meme. In una squadra con un dio norreno, un mostro verde radioattivo e un genio in un’armatura futuristica, il tizio con l'arco e le frecce sembrava... beh, fuori posto.
Ma se la pensate così, vi state perdendo la parte migliore della storia. Come esperto di comics, sono qui per dirvi che Clint Barton non è solo "l'uomo con l'arco". È l'anima ammaccata, imperfetta e profondamente umana dell'Universo Marvel. Ed ecco perché è, segretamente, l'Avenger più figo di tutti.
1. Il superpotere di "essere normale"
Immaginate di dover combattere un'invasione aliena. Accanto a voi c'è Thor. Voi avete un bastone e una corda. Scendereste in campo? Clint Barton sì.
La grandezza di Occhio di Falco nei fumetti non risiede nella sua infallibilità, ma nella sua vulnerabilità. A differenza di Captain America, Clint si stanca. Si fa male. Sbaglia. Ha problemi con l'affitto, con le donne e con l'autostima.
"Ok, sembra brutto. Ma ho un arco e delle frecce. E non manco mai il bersaglio."
Lui rappresenta noi. È l'assicurazione che l'umanità può stare al passo con gli dei semplicemente grazie alla pura forza di volontà, all'addestramento maniacale e a una buona dose di incoscienza.
2. La Run che ha cambiato tutto: Fraction & Aja
Se conoscete Hawkeye solo per i film del MCU, vi manca un pezzo fondamentale. Nel 2012, lo scrittore Matt Fraction e l'artista David Aja hanno lanciato una serie a fumetti che ha ridefinito il genere supereroistico.
Non parlavano di salvare il mondo. Parlavano di cosa fa Clint quando non è un Avenger.
Salva un cane (il mitico Lucky "Pizza Dog").
Litiga con i mafiosi russi in tuta ("Bro!").
Cerca di montare i mobili di casa.
Questa serie è un capolavoro visivo e narrativo che ha mostrato un Clint pieno di cerotti, che beve troppo caffè e che è mentore (spesso riluttante) della straordinaria Kate Bishop. Se volete capire perché i fan lo amano, leggete Hawkeye: My Life as a Weapon. È l'opera che ha ispirato la serie TV Disney+ e che ha reso il viola il colore più cool della Marvel.
3. La sordità: Un eroe oltre la disabilità
Un dettaglio che i film hanno introdotto tardi, ma che nei fumetti è canonico da tempo, è la sordità di Clint.
In diverse storie (inclusa la run di Fraction), Clint perde l'udito (a volte per colpa di frecce soniche, a volte per traumi ripetuti). Vedere un Avenger che deve sistemarsi l'apparecchio acustico nel mezzo di una battaglia, o che usa il linguaggio dei segni (ASL) per comunicare, aggiunge uno strato di realismo e rappresentazione incredibile. Non lo rende meno letale; lo rende solo più tosto.
4. Ronin e il lato oscuro
Clint non è un boy scout. Ha un passato oscuro. È cresciuto in un circo criminale, addestrato dallo Spadaccino (Swordsman). Ha camminato sul filo del rasoio tra eroe e villain.
Quando assume l'identità di Ronin, vediamo cosa succede quando "l'uomo normale" perde tutto. La sua discesa nella violenza non è glorificata, ma mostra quanto sia sottile la linea che lo separa dai cattivi che combatte. È questa complessità morale che lo rende spesso più interessante di personaggi monolitici come Steve Rogers.
5. Non manca mai (davvero)
Parliamo di abilità. Nel mondo dei comics, la sua precisione è quasi soprannaturale.
Può trasformare qualsiasi oggetto (una moneta, una carta da gioco, un'unghia) in un'arma letale.
Ha una freccia per ogni situazione: esplosiva, acida, rete, Pym (che ingrandisce/rimpicciolisce) e la leggendaria freccia USB (ok, quella serve a poco, ma ci proviamo).
Ma la vera precisione di Clint è quella emotiva. È spesso il collante del gruppo. È colui che tiene i piedi per terra agli altri Avengers quando i loro ego diventano grandi quanto l'Helicarrier.
Occhio di Falco è l'eroe che ci ricorda che non serve essere nati su Krypton o essere morsi da un ragno per fare la differenza. Serve solo presentarsi, anche quando si è spaventati, anche quando si è "solo" un tizio con un arco contro un esercito di robot.
Quindi, la prossima volta che qualcuno ride di Clint Barton, ricordategli questo: Lui è l'Avenger che ha scelto di esserlo, ogni singolo giorno. E questo vale più di qualsiasi armatura
Mamma non mamma di Laura Feri (Mauro Pagliai Editore)
Elena e Antonio si conoscono a Firenze sul lavoro, si innamorano e si sposano. La loro felicità è interrotta da due gravidanze andate male, ma con grande forza d’animo i due riescono a superare la sofferenza per arrivare poi alla decisione di adottare un bambino. In un orfanotrofio siberiano c’è Milan, un bimbo dagli occhi blu che non aspetta altro che una vita migliore. Dopo un lunghissimo e complesso iter burocratico e diversi viaggi in Russia, Elena e Antonio diventano ufficialmente i suoi genitori. Si apre quindi un nuovo capitolo, anche questo non privo di problemi, in cui Elena si interroga sul suo ruolo di mamma e sul legame con il figlio, alla ricerca di una serenità familiare tanto desiderata. Il romanzo, tratto da una storia vera, descrive, attraverso lo sguardo sincero e appassionato di Elena, attraverso i suoi dubbi e le sue riflessioni, il difficile percorso che porta all’adozione con tutto ciò che lo precede e ciò che ne deriva. Intenso e dal forte carico emozionale, è un libro che coinvolge e commuove. E che fa vincere l’amore, quello puro e incondizionato
martedì 2 dicembre 2025
L’Arte della Resa: il prezzo del "Deal" di Trump sulla pelle dell'Europa - ecco cosa ne penso
Non chiamatela pace. Quello che si sta consumando in queste ore, tra i corridoi di Washington e le anticamere del Cremlino, non ha nulla a che fare con la nobile cessazione delle ostilità. È una transazione. Una brutale, cinica e spaventosa transazione immobiliare applicata alla geopolitica, dove l'Ucraina è l'asset svalutato da liquidare e la sicurezza europea è la clausola in piccolo che nessuno si è preso la briga di leggere.
Secondo quanto riportato da Paola Peduzzi sul Foglio, la "svendita" è iniziata e i banditori d'asta parlano inglese con accento americano. Non siamo di fronte alla Realpolitik di kissingeriana memoria, che per quanto gelida aveva una sua architettura strategica. Siamo di fronte alla Business-politik. Le missioni di Steve Witkoff in Russia e le manovre degli investitori vicini al cerchio magico di Trump attorno a gasdotti e progetti energetici svelano un quadro desolante: la sovrapposizione totale tra l'agenda di politica internazionale della Casa Bianca e il portafoglio di una ristretta cerchia di magnati.
L'errore madornale che le cancellerie europee continuano a commettere è pensare che Trump stia cercando una via d'uscita onorevole per l'Occidente. La realtà suggerita dalle indiscrezioni è ben diversa: il Presidente sta cercando un "deal". E in un accordo commerciale, se una parte è in difficoltà (Kyiv), la si costringe a vendere al ribasso per chiudere l'affare rapidamente. Il ritorno degli interessi energetici condivisi tra "amici" americani e oligarchi russi non è un effetto collaterale; è il lubrificante del meccanismo.
Mentre a Bruxelles si discute ancora di percentuali del PIL per la difesa e si rilasciano interviste sulla "resilienza" – come quella dell'ammiraglio Cavo Dragone – a Mosca e a Washington si ridisegnano le mappe. L'Ucraina viene spinta verso una pace che assomiglia a una capitolazione controllata, privata delle garanzie di sicurezza reali che solo l'ombrello NATO avrebbe potuto fornire. Ma il vero dramma, quello che dovrebbe tenere svegli la notte i leader da Berlino a Roma, è che svendendo Kyiv, Trump sta ipotecando la sicurezza dell'intero Vecchio Continente.
Se il principio che passa oggi è che la forza militare bruta, condita da opportuni accordi energetici retrostanti, può ridisegnare i confini europei con il beneplacito americano, allora Helsinki, Varsavia e Tallinn sono già meno sicure di ieri. L'Europa si scopre improvvisamente sola, nuda di fronte a un imperatore americano che non la guarda più come un'alleata, ma come un mercato da spremere o un fastidio da scaricare.
La svendita è in corso. E noi europei, immobili e divisi, rischiamo di essere non i compratori, e nemmeno i mediatori, ma parte della merce di scambio (Stefano Donno)
Perché le Sentinelle sono (ancora) la Minaccia Definitiva per i Mutanti
Se chiudete gli occhi e pensate agli X-Men, probabilmente vedrete Wolverine sguainare gli artigli. Ma contro chi li sta puntando? Magneto? Forse. Apocalisse? Probabile. Ma se parliamo di pura, gelida paura esistenziale, c'è solo una risposta: un'ombra gigantesca, tre luci rosse che si accendono nel buio e una voce metallica che pronuncia la frase di morte: "MUTANTE RILEVATO".
Le Sentinelle non sono semplici robot. Sono l'incarnazione dell'odio umano industrializzato. E oggi, con gli ultimi sconvolgimenti dell'era Fall of X, sono tornate a essere più spaventose che mai. Mettetevi comodi: facciamo un deep dive nel codice sorgente delle macchine che hanno quasi estinto l'Homo Superior.
🧬 Genesi di un Mostro: L'Errore di Trask
Tutto inizia nel lontano 1965, su X-Men #14. Stan Lee e Jack Kirby ci presentano Bolivar Trask, un antropologo convinto che i mutanti sostituiranno l'umanità (spoiler: aveva ragione, ma l'ha presa male). Trask crea le Sentinelle Mark I. Erano goffe, viola e sembravano uscire da un film sci-fi di serie B. Ma avevano una caratteristica che sarebbe diventata il loro marchio di fabbrica: l'intelligenza artificiale non allineata.
La Lezione di Storia: Quasi ogni volta che qualcuno costruisce una Sentinella per proteggere l'umanità, la Sentinella calcola che il modo migliore per proteggere l'umanità è... controllare o eliminare l'umanità stessa. È il paradosso di Master Mold (lo stampo matrice), che si ribella al creatore quasi istantaneamente.
⚙️ L'Evoluzione della Specie (Meccanica)
Le Sentinelle non sono rimaste ferme agli anni '60. Ecco la "Hall of Fame" delle varianti più letali che ogni fan deve conoscere:
Le Sentinelle X (Days of Future Past): Il gold standard. Hanno disintegrato Wolverine (una delle cover più famose della storia, Uncanny X-Men #141) e reso il futuro un inferno distopico.
Nimrod: Non un semplice robot, ma l'apice evolutivo. Arrivato dal futuro, Nimrod è indistruttibile, si adatta a qualsiasi attacco e, nella recente era di Krakoa, ha sviluppato una personalità sadica e quasi "umana" che lo rende terrorizzante.
Prime Sentinels (Operazione: Zero Tolerance): Qui entriamo nel body horror. Bastion trasformò esseri umani ignari in cyborg dormienti. Il tuo vicino di casa poteva trasformarsi in un cannone al plasma. Brividi.
Le Sentinelle Selvagge: Responsabili del genocidio di Genosha (16 milioni di morti in pochi minuti all'inizio della run di Grant Morrison). Si auto-assemblavano con rottami e spazzatura. L'efficienza brutale fatta macchina.
🔥 Hot Topic: Le Sentinelle nell'Era Moderna (Orchis e Iron Man)
Se pensate che le Sentinelle siano "roba vecchia", vi siete persi gli ultimi due anni di storie Marvel. La caduta di Krakoa (The Fall of X) è stata orchestrata dall'organizzazione Orchis, e la loro arma segreta è stata un colpo al cuore per i fan degli Avengers.
Feilong, un industriale anti-mutante, ha acquisito la tecnologia di Tony Stark. Il risultato? Le Stark Sentinels. Immaginate una Sentinella costruita con il design elegante, la velocità e la potenza di fuoco di Iron Man, ma dipinta con i colori viola dell'odio. Sono veloci, letali e hanno trasformato la tecnologia dell'eroe più amato in uno strumento di oppressione. È una delle mosse narrative più brillanti e crudeli degli ultimi anni.
🧠 Perché funzionano ancora?
Come esperto, vi dico che le Sentinelle funzionano perché non hanno ego. Magneto può essere redento. Il Fenomeno può diventare un eroe. Mr. Sinister può essere... beh, divertente. Ma la Sentinella non tratta. Non prova pietà. È l'algoritmo del razzismo portato alle sue estreme conseguenze. In un mondo sempre più dominato dalla paura dell'AI e della sorveglianza di massa, la Sentinella è il villain perfetto per il 2025.
📺 Il Fattore Nostalgia: X-Men '97
Non possiamo chiudere senza citare X-Men '97 su Disney+. La serie ha ricordato al mondo mainstream quanto possano essere devastanti questi robot. L'episodio 5 ("Remember It") ha mostrato un attacco di una Sentinella "Godzilla" (la Tri-Sentinel adattata) che ha lasciato il pubblico in lacrime. Hanno riportato la minaccia al centro della scena, dimostrando che non servono attori in carne ed ossa per farci tremare: basta un suono metallico e tre occhi rossi.
Il Verdetto: Che siano giganti di metallo alti tre piani o nanobots microscopici nel flusso sanguigno, le Sentinelle restano l'antitesi perfetta degli X-Men. Rappresentano l'ordine freddo contro il caos evolutivo della vita. E finché ci sarà un gene X, ci sarà sempre una Master Mold pronta a stampare l'incubo successivo
lunedì 1 dicembre 2025
L’Ultimo Valzer di Zelenskyj a Parigi: La Solitudine del Leader tra Scandali e Realpolitik - ecco cosa ne penso
Mentre l’Europa serve il pranzo di gala all’Eliseo, a Kiev si consuma il dramma di un presidente costretto a scegliere tra la terra e la sopravvivenza.
C’è un’aria di crepuscolo attorno alla figura di Volodymyr Zelenskyj oggi a Parigi, e non è solo colpa del grigio cielo invernale che avvolge la Ville Lumière questo primo dicembre. Il presidente ucraino è atterrato in Francia per quello che Pierre Haski, sulle colonne di Internazionale, definisce senza mezzi termini un tentativo di "uscita da un momento critico". Ma la verità, se grattiamo via la patina della diplomazia di rito e dei sorrisi di circostanza di Emmanuel Macron, è molto più amara: Zelenskyj è un uomo solo, accerchiato tanto dai nemici al fronte quanto dai fantasmi in casa propria.
Il contrasto è stridente. Da una parte c'è l'Eliseo, con i suoi ori e la rassicurazione formale che "l'Europa non molla". Dall'altra, c'è la realtà brutale che Zelenskyj si è lasciato alle spalle a Kiev. La settimana appena trascorsa è stata forse la peggiore della sua vita politica dal 24 febbraio 2022. Non bastavano le bombe russe o la pressione soffocante di una Washington ormai distratta (o ostile?); ci voleva il "fuoco amico". Lo scandalo di corruzione che ha travolto Andrij Jermak, il suo braccio destro, l'uomo ombra, l'amico di sempre, è un colpo al cuore del "contratto sociale" ucraino. Se cade Jermak, il simbolo della resistenza monolitica si incrina. E quando il piedistallo trema, gli avvoltoi – interni ed esterni – iniziano a volare basso.
Ma il vero terremoto, quello che renderà questo pranzo parigino un capitolo da libri di storia, non riguarda le tangenti. Riguarda la mappa. Per la prima volta, la diga narrativa è crollata. L'intervista a Sky News ha sdoganato l'indicibile: la NATO subito, ma solo per i territori controllati da Kiev. Il resto? Si vedrà, "diplomaticamente", un giorno. È la fine del dogma dei confini del 1991. È la realpolitik che prende a schiaffi l'idealismo. Zelenskyj sta ammettendo, tra le righe, che la vittoria totale militare è un miraggio e che la sopravvivenza dello Stato ucraino (quello che ne resta) vale più di una guerra eterna per le rovine del Donbass.
E qui entra in gioco l'ipocrisia europea, che Haski non manca di sottolineare. Macron offre un pranzo, offre immagini, offre la "garanzia morale" dell'Europa. Ma è sufficiente? L'Europa sta cercando di riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, ma ha le spalle abbastanza larghe? La sensazione è che questo vertice sia una magnifica scenografia per nascondere una ritirata strategica dell'Occidente. Stiamo dicendo a Zelenskyj: "Accetta la mutilazione del tuo Paese, e noi ti promettiamo che il resto sarà al sicuro". È un accordo faustiano.
Zelenskyj oggi non cerca armi per vincere, cerca una via d'uscita per non morire. Cerca di salvare il salvabile prima che il fronte – o il suo governo – collassi. Parigi è l'ultimo palcoscenico dove può ancora recitare la parte dell'eroe intransigente, mentre dietro le quinte si sta scrivendo il copione di un compromesso doloroso. Non è un pranzo tra amici, è una terapia di gruppo per un Occidente che deve perdonare se stesso per non aver fatto abbastanza, e per un leader che deve prepararsi a dire al suo popolo che il prezzo della pace sarà altissimo.
Il momento critico non è solo di Zelenskyj. È della nostra coscienza collettiva (Stefano Donno)
Il Messia d'Argento: Perché Silver Surfer è il Personaggio Più Importante (e Tragico) della Marvel
Dimenticate per un attimo gli scudi a stelle e strisce o le armature high-tech. Nel vasto pantheon della Marvel Comics, esiste una figura che trascende il concetto di supereroe per diventare pura filosofia, arte e tragedia cosmica. Sto parlando di Silver Surfer.
Se pensate che sia "solo un tizio argentato su una tavola da surf spaziale", preparatevi a cambiare idea. Oggi vi porto in un viaggio che parte dalle matite di Jack Kirby fino alle polemiche e all'hype del Marvel Cinematic Universe (MCU).
1. L'Errore Geniale: Come è Nato il Mito
La storia della creazione di Silver Surfer è una delle leggende più belle della "Bullpen" Marvel. Era il 1966. Stan Lee e Jack Kirby stavano lavorando a quella che sarebbe diventata la saga più importante della Silver Age: La Trilogia di Galactus (Fantastic Four #48-50).
Stan Lee aveva chiesto a Kirby di disegnare un'entità divina che mangiava i pianeti (Galactus). Ma quando Kirby tornò con le tavole, Stan notò una piccola figura argentata che volava su una tavola da surf intorno al gigante.
"Jack, chi è quel tizio?" chiese Stan. "Ero stanco di disegnare astronavi," rispose Kirby. "Ho pensato che un essere così potente dovesse avere un araldo che lo precedesse."
In quel momento, per puro caso e pigrizia creativa, nacque un'icona. Stan Lee rimase così affascinato dalla nobiltà di questo personaggio che decise di scriverne i dialoghi personalmente, trasformandolo nella "coscienza morale" dell'universo Marvel.
2. Norrin Radd: La Tragedia del Sacrificio
Per capire Surfer, dovete capire il suo dolore. Lui non è nato potente. Era Norrin Radd, un astronomo e filosofo del pianeta utopico Zenn-La. Un mondo senza crimine, senza povertà, ma anche senza passione.
Quando Galactus arrivò per consumare Zenn-La, Norrin fece l'impensabile: offrì la sua vita e la sua umanità in cambio della salvezza del suo pianeta e della sua amata, Shalla-Bal.
Galactus accettò. Lo trasformò in pelle d'argento, gli donò il Potere Cosmico e gli rimosse i ricordi della sua morale, costringendolo a cercare mondi da divorare per l'eternità. Silver Surfer è, essenzialmente, un angelo caduto che ha venduto l'anima al diavolo per amore. È questa malinconia di fondo che lo rende unico.
3. Power Scaling: Quanto è Forte Davvero?
Parliamoci chiaro: Silver Surfer è "rotto" (in termini di gaming). È facilmente nella Top 5 degli eroi più potenti della Marvel, spesso ben al di sopra di Thor o Hulk.
Il Potere Cosmico: Può manipolare la materia e l'energia a livello subatomico. Può trasformare la pietra in pane, o l'aria in oro.
Velocità: Può viaggiare più veloce della luce, entrando nell'iperspazio.
Invulnerabilità: Può sopravvivere all'interno di una stella e non ha bisogno di mangiare, dormire o respirare.
La Tavola: È fatta dello stesso materiale del suo corpo ed è mentalmente legata a lui. Se la distruggi, lui può ricrearla.
Tuttavia, il suo vero potere è la moderazione. Surfer è un pacifista nel cuore. Se volesse, potrebbe incenerire un pianeta, ma sceglie quasi sempre di non combattere o di usare solo la forza minima necessaria.
4. Le Letture Obbligatorie (Per non sembrare neofiti)
Se volete atteggiarvi a veri esperti, ecco le tre storie che definiscono il personaggio:
Silver Surfer: Parable (Stan Lee & Moebius): Una graphic novel vincitrice dell'Eisner Award. Stan Lee scrive i testi più filosofici della sua carriera e il leggendario artista francese Moebius disegna un Surfer etereo. È un trattato sulla religione e sull'idolatria.
Silver Surfer: Requiem (J. Michael Straczynski): Una storia "What If" in cui Surfer sta morendo. È una delle storie più commoventi mai scritte. Preparate i fazzoletti.
Silver Surfer: Black (Donny Cates & Tradd Moore): Una saga recente, psichedelica e visivamente folle, dove Surfer deve sopravvivere nell'oscurità primordiale combattendo Knull, il dio dei simbionti (sì, quello di Venom).
5. Il Futuro nell'MCU: La Controversia e l'Hype
Qui arriviamo alle notizie calde che stanno infiammando il web.
Il Silver Surfer sta per tornare sul grande schermo nel film "The Fantastic Four: First Steps" (previsto per il 2025). Ma c'è un twist che ha diviso i fan: l'casting di Julia Garner (famosa per Ozark).
Perché è una mossa geniale (e rischiosa): Molti puristi hanno gridato allo scandalo, ma i veri esperti sanno che Julia Garner interpreterà molto probabilmente una versione di Shalla-Bal che diventa Silver Surfer (cosa successa nella continuità alternativa di Terra X). Questo apre scenari incredibili:
Vedremo un multiverso dove Norrin Radd è morto e Shalla-Bal ha preso il suo posto?
O forse vedremo entrambi?
La regia di Matt Shakman promette un'estetica retro-futuristica anni '60, perfetta per il look cosmico e "Kirbyano" che il personaggio merita, lontano dalle nuvole di fumo del film del 2007.
L'Amleto delle Stelle
Silver Surfer non è solo un supereroe. È lo specchio attraverso cui la Marvel guarda noi umani. Attraverso i suoi occhi argentati e privi di pupille, Stan Lee ci ha chiesto di riflettere sulla nostra violenza, sulla nostra avidità, ma anche sul nostro potenziale di grandezza.
In un'epoca di eroi cinici e battute a raffica, abbiamo disperatamente bisogno della sua solennità e della sua speranza silenziosa.
Tenete gli occhi rivolti al cielo. L'Araldo sta arrivando.
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