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sabato 29 novembre 2025
L'indagine di Juan José Saer (La Nuova Frontiera)
Durante un nevoso inverno a Parigi, l’ispettore Morvan è incaricato di fermare un serial killer che, in nove mesi, ha ucciso ventisette vecchiette, gettando nel panico il X e l’XI arrondissement. L’indagine procede a rilento, tra le crescenti pressioni dei superiori e il terrore della cittadinanza. Ma il modus operandi dell’assassino è sconcertante: le vittime sembrano aprirgli spontaneamente la porta e, dopo una cena o un aperitivo, vengono torturate e uccise con fredda meticolosità. Ogni volta, il killer si prende il tempo di farsi una doccia e ripulire la scena del crimine senza lasciare tracce. Tutto cambia quando Morvan trova, a casa dell’ultima vittima, il frammento di una lettera che aveva visto solo poche ore prima. Un dettaglio apparentemente insignificante che porta l’indagine su una nuova e inquietante pista. Questa è la storia del “mostro della Bastiglia” narrata da Pichón, un uomo tornato in Argentina dopo vent’anni trascorsi a Parigi. In una lunga serata di racconti e ricordi, Pichón ricostruisce gli eventi davanti agli amici Tomatis e Soldi, intrecciando il mistero del serial killer con la scoperta di un enigmatico manoscritto sulla guerra di Troia. La ricerca della verità si trasforma così in una riflessione sul tempo, la memoria e il senso stesso del narrare
venerdì 28 novembre 2025
Il Ricatto del Donbas: Perché l'Ultimatum di Putin Segna la Fine della Diplomazia (e l'Inizio del Baratro) - ecco cosa ne penso
Siamo al tramonto del 2025 e l’inverno ucraino non porta con sé il silenzio della neve, ma il frastuono di un diktat che ha il sapore amaro del 1938. Le ultime dichiarazioni di Vladimir Putin, riportate dai media internazionali e dalla nostra Rai News, non lasciano spazio a interpretazioni semantiche: "Se Kiev non cede il Donbas, lo prenderemo con la forza".
SNIKT! L'Immortale Canadese: Perché Wolverine è (ancora) il Re Indiscusso della Marvel
C'è un suono che ogni fan dei fumetti riconosce all'istante, un'onomatopea che vale più di mille dialoghi: SNIKT.
Nel vasto pantheon della Marvel, tra dei del tuono e miliardari in armature high-tech, un uomo basso, peloso e costantemente arrabbiato continua a dominare la scena. Si chiama Logan (o James Howlett, per i puristi), ma il mondo lo conosce come Wolverine.
Con il recente successo globale di Deadpool & Wolverine, il mutante artigliato è tornato sulla bocca di tutti. Ma da esperto di comics, vi dico che Logan non è solo un fenomeno cinematografico: è una delle figure letterarie più complesse e tragiche del XX secolo.
Ecco tutto quello che dovete sapere – e quello che forse ignorate – sull'Arma X.
1. Non è nato Eroe: La Genesi di un'Icona
Dimenticate il nobile Captain America. Wolverine nasce come un antagonista. La sua prima apparizione completa risale al 1974 in The Incredible Hulk #181. Creato da Len Wein, John Romita Sr. e Herb Trimpe, doveva essere un avversario "usa e getta" per Hulk: un agente canadese basso, tarchiato e veloce.
Curiosità da Esperto: Inizialmente, gli artigli facevano parte dei guanti! Fu solo in seguito, sotto la gestione del leggendario Chris Claremont, che si stabilì che gli artigli facevano parte della sua anatomia.
Il Fattore "Short King"
Nei fumetti, Wolverine è alto ufficialmente 1,60 m (5'3"). La sua bassa statura è fondamentale per il suo carattere: è un "wolverine" (ghiottone), un animale piccolo ma capace di abbattere orsi molto più grandi di lui. Hugh Jackman (1,88 m) ha fatto un lavoro magistrale, ma il "vero" Logan deve guardare Ciclope dal basso verso l'alto (mentre minaccia di sventrarlo).
2. Adamantio e Tragedia: Il Progetto Arma X
Ciò che rende Wolverine virale non è la forza, ma il dolore. La sua storia editoriale è un'odissea di sofferenza. Il suo scheletro è stato fuso con l'Adamantio, il metallo più indistruttibile dell'Universo Marvel, durante il brutale programma Arma X.
Ecco cosa rende il suo potere unico e terrificante:
Il Fattore di Guarigione: Logan può guarire da qualsiasi ferita, ma sente tutto il dolore. Ogni volta che estrae gli artigli, questi tagliano la sua stessa carne.
L'avvelenamento: L'adamantio è tossico. Senza il suo fattore rigenerante, il metallo nelle sue ossa lo ucciderebbe in pochi giorni. Logan sta combattendo una battaglia mortale contro il suo stesso corpo ogni secondo della sua vita.
3. Le "Deep Cuts": Cose che (forse) non sapevi
Per brillare nelle discussioni con gli amici dopo aver visto il film, ecco alcune perle di lore:
Lui è un Samurai: La miniserie del 1982 di Claremont/Miller (che ha ispirato il film Wolverine - L'immortale) ha ridefinito il personaggio. Logan è un Ronin fallito che cerca l'onore in un mondo senza onore.
Old Man Logan: La storia a fumetti di Mark Millar (che ha ispirato il film Logan) è ambientata in un futuro distopico dove i cattivi hanno vinto. Logan non estrae gli artigli per 50 anni perché, sotto illusione di Mysterio, ha sterminato tutti gli X-Men. È la storia più cupa e bella mai scritta su di lui.
La Paternità: Logan ha una "figlia", X-23 (Laura Kinney), clonata dal suo DNA, e un figlio, Daken, che ha ereditato i suoi poteri ma è stato cresciuto per odiarlo. La dinamica padre-figli è il cuore pulsante delle storie moderne.
4. Perché Wolverine vince sempre (anche al Box Office)?
Perché amiamo così tanto un assassino quasi immortale? La risposta è nella famosa frase che apre le sue storie:
"Sono il migliore in quello che faccio. Ma quello che faccio non è piacevole."
Wolverine rappresenta l'eterna lotta tra la bestia e l'uomo. È l'antieroe che vorrebbe essere un eroe, ma sa di essere troppo sporco di sangue per indossare il mantello bianco.
Mentre l'MCU si prepara a introdurre ufficialmente gli X-Men, una cosa è certa: che indossi la classica tuta gialla e blu (finalmente!) o abiti civili, Logan rimarrà l'ancora emotiva e violenta di cui l'universo Marvel ha disperatamente bisogno.
Lui è l'immortale. Lui è Wolverine. E noi non ne avremo mai abbastanza.
🔥 Le Letture Essenziali per iniziare
Se l'hype vi ha catturato, ecco cosa dovete recuperare assolutamente:
Arma X (Barry Windsor-Smith): L'horror psicologico della sua origine.
Wolverine (Claremont & Miller): La saga giapponese.
Vecchio Logan (Mark Millar): Il capolavoro post-apocalittico
La magia dell'inverno. Ediz. illustrata di Daniela Kulot ( Emme Edizioni)
giovedì 27 novembre 2025
Washington brucia, Trump incassa: il sangue sulla Guardia Nazionale è lo spot perfetto per il Presidente - ecco cosa ne penso
Mentre l'America si prepara al tacchino del Ringraziamento, a Washington si serve piombo. Due soldati feriti, un "alleato" afghano col grilletto facile e un Donald Trump che non aspettava altro per dire: "Ve l'avevo detto". La tragedia nella capitale non è solo cronaca nera, è l'atto finale del fallimento di due presidenze.
Non c'è immagine più americana, in questo autunno di tensione e paranoia, del sangue che macchia l'asfalto di Washington D.C. proprio alla vigilia del Thanksgiving. Mentre le famiglie imbandiscono le tavole per ringraziare il Signore, a pochi passi dalla Casa Bianca si spara. E non è il "solito" pazzo solitario a cui la lobby delle armi ha venduto un fucile d'assalto al supermercato. No, questa volta il copione è così perfetto che sembra scritto dallo staff elettorale di Donald Trump.
Due membri della Guardia Nazionale sono a terra, in condizioni critiche. A premere il grilletto è stato Rahmanullah Lakanwal, 29 anni, rifugiato afghano. Uno di quelli che Joe Biden ha fatto salire sugli aerei della speranza nel 2021, mentre Kabul cadeva e l'Occidente si voltava dall'altra parte.
Il regalo di Natale anticipato per The Donald
Siamo onesti: per Donald Trump, questa tragedia è benzina purissima. Da mesi il Presidente (o Presidente-eletto, a seconda di quale battaglia legale stiate seguendo) ha militarizzato la capitale, schierando migliaia di soldati in una "occupazione" che un giudice federale ha persino definito illegale. I democratici gridavano al colpo di stato, i residenti parlavano di stato di polizia. Ma ora? Ora Trump può salire sul pulpito, puntare il dito insanguinato verso i suoi detrattori e urlare il suo "I told you so".
La sua reazione non si è fatta attendere ed è stata, come prevedibile, un misto di furia biblica e calcolo politico. "Un atto di terrore", ha tuonato. E subito dopo, la mannaia: stop immediato a tutte le pratiche di immigrazione per i cittadini afghani. Tutti. Non importa se hai aiutato i Marines a non saltare sulle mine per vent'anni; se vieni da Kabul, per l'America di oggi sei un potenziale terrorista.
L'eredità avvelenata di Biden
Ma se Trump è lo sciacallo che sfrutta la carogna, Biden è colui che ha apparecchiato la tavola. L'attentatore è arrivato con l'operazione Allies Welcome. Il nome, oggi, suona come una beffa atroce. La disastrosa ritirata dall'Afghanistan continua a presentare il conto agli Stati Uniti, non più nelle valli dell'Helmand, ma all'incrocio tra la 17esima e la I Street. L'incapacità dell'amministrazione democratica di gestire i controlli di sicurezza ("vetting", come lo chiamano loro) ha fornito a Trump l'arma perfetta per smantellare quel poco che restava del sistema di accoglienza.
La spirale della paura
Il risultato? Altri 500 soldati inviati a Washington. Una città che dovrebbe essere il simbolo della democrazia è ormai un fortino assediato dai suoi stessi difensori. La narrazione è semplice e terrificante: il nemico è in casa, è stato invitato dai "buonisti" e ora vi vuole uccidere. In questo clima da Far West istituzionalizzato, la verità è la prima vittima. Non importa capire il movente reale di Lakanwal (disperazione? radicalizzazione? follia?); ciò che conta è che lui è il volto del "male" che giustifica il pugno di ferro.
L'America del 2025 non è un Paese per vecchi, e nemmeno per giovani sognatori. È un Paese dove la politica si fa con i blindati in strada e dove ogni tragedia è solo un altro sondaggio elettorale mascherato da lutto nazionale.
Buon Ringraziamento, America. Se riesci a trovare qualcosa per cui ringraziare.
Ecco un video che documenta la controversa militarizzazione di Washington voluta da Trump, contesto fondamentale per comprendere perché quei soldati fossero lì a fare da bersaglio:
Il video è rilevante perché mostra le tensioni legali e sociali preesistenti alla sparatoria, spiegando la massiccia e contestata presenza militare nella capitale che ha fatto da sfondo all'attacco. (Stefano Donno)
Sentry: Il Dio Spezzato della Marvel e l'Oscura Verità Dietro il "Superman" Dorato
Dimenticate l’eroismo immacolato di Clark Kent o la nobiltà di Thor. Sentry non è un salvatore; è un avvertimento. Ecco la storia vera del personaggio più potente (e instabile) mai creato dalla Casa delle Idee.
Immaginate di avere il potere di un milione di soli che esplodono. Immaginate di poter piegare l'acciaio, volare più veloce della luce e persino resuscitare i morti. Ora, immaginate che l'unica cosa che vi impedisce di usare quel potere per salvare il mondo sia la vostra mente.
Benvenuti nella tragica, terrificante e affascinante esistenza di Sentry.
Per anni, Robert Reynolds è stato una nota a margine, un "meme" sulla potenza eccessiva, o semplicemente "quello che ha strappato in due Ares". Ma con i rumors sempre più insistenti sul suo debutto nel Marvel Cinematic Universe (si parla del film Thunderbolts*), è tempo di capire perché questo personaggio è molto più di un semplice mantello giallo.
1. La Più Grande Bugia della Storia del Fumetto
Per capire Sentry, bisogna capire come è nato. E la sua nascita è forse la più grande truffa di marketing (geniale) del fumetto moderno.
Nel 2000, la Marvel annunciò di aver ritrovato gli schizzi perduti di un eroe creato da Stan Lee negli anni '60, prima dei Fantastici Quattro. Dissero che questo eroe, Sentry, era il "padre" di tutti i supereroi Marvel, ma che era stato dimenticato per qualche motivo misterioso.
Spoiler: Era tutto falso.
Sentry era una creazione originale di Paul Jenkins e Jae Lee. L'idea meta-narrativa era brillante: Sentry era stato retconnato (inserito retroattivamente) nella storia. Era il migliore amico di Reed Richards, aveva calmato Hulk, aveva aiutato Spider-Man. Ma nessuno si ricordava di lui. Perché? Perché Robert Reynolds aveva dovuto cancellare la memoria del mondo intero (inclusa la sua) per salvarlo.
2. Il Paradosso di Robert Reynolds: Luce e Oscurità
Sentry non è solo un "Superman della Marvel". È una decostruzione psicologica dell'archetipo del supereroe. Robert Reynolds è un uomo di mezza età, sovrappeso, agorafobico, ex tossicodipendente, che si sveglia un giorno ricordando di essere un dio.
Ma c'è un prezzo.
Per ogni azione uguale e contraria, c'è una reazione. La psiche fratturata di Robert ha creato una nemesi che è parte di lui stesso: The Void (Il Vuoto).
Sentry è l'angelo dorato, il Guardiano del Bene.
The Void è un'ombra lovecraftiana con occhi infiniti e tentacoli neri.
La regola è crudele e matematica: Per ogni vita che Sentry salva, il Void ne ucciderà una. Se Sentry salva uno scuolabus che sta cadendo da un ponte, il Void farà deragliare un treno dall'altra parte del mondo. Più Robert usa il suo potere, più il Void diventa forte. È l'eroe che non può fare l'eroe senza condannare il mondo.
3. Livelli di Potenza: Oltre l'Assurdo
Se amate i dibattiti su "chi vincerebbe in uno scontro", Sentry è il game breaker. Il suo potere non è fisico, è molecolare. Può manipolare la realtà.
Ecco alcuni dei suoi momenti più virali (e violenti) che hanno scioccato i lettori:
World War Hulk: Quando Hulk è tornato dallo spazio per spaccare tutto, solo Sentry è riuscito a fermarlo in uno scontro titanico che ha raso al suolo mezza Manhattan, finendo in un pareggio dove entrambi sono tornati in forma umana.
L'Esecuzione di Ares: Durante l'evento Siege (L'Assedio), Sentry (sotto il controllo di Norman Osborn) ha afferrato Ares, il Dio della Guerra, e lo ha letteralmente strappato a metà in diretta TV. Un'immagine splatter che ha cambiato per sempre la percezione dei fumetti Marvel.
La Morte nel Sole: Ha chiesto a Thor di ucciderlo e di gettare i suoi resti nel sole per evitare che il Void distruggesse la Terra. E sapete cosa? È tornato. Non può morire.
4. Perché Sentry è Perfetto per Oggi
Viviamo nell'era di The Boys e Invincible, dove il pubblico ama vedere i supereroi "decostruiti", imperfetti e spaventosi. Sentry è l'apice di questo concetto.
Non è un cattivo, ma è una bomba a orologeria. Rappresenta la lotta contro la malattia mentale (schizofrenia, ansia, dipendenza) su scala cosmica. La sua storia non riguarda il battere il cattivo di turno; riguarda il tentativo disperato di Robert Reynolds di non perdere il controllo e diventare il mostro.
In un potenziale film MCU, Sentry non sarebbe l'eroe che arriva a salvare la situazione all'ultimo minuto. Sarebbe l'arma nucleare che i governi (come Valentina Allegra de Fontaine nei Thunderbolts) cercano di controllare, senza capire che stanno giocando con una forza che potrebbe inghiottire l'universo.
Sentry è un personaggio tragico, complesso e visivamente sbalorditivo. È il promemoria che il potere assoluto non corrompe soltanto: il potere assoluto terrorizza.
Se lo vedrete presto sul grande schermo, preparatevi. Non sarà il solito film di supereroi. Sarà un horror psicologico travestito da cinecomic.
La questione di Osimo. Storia di un trattato 1945-1975 di Giuseppina Mellace (LEG Edizioni)
La genesi del Trattato di Osimo risale agli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, quando l’Italia fascista si era legata al Reich, e alla Pace di Parigi, che nel 1947 portò il paese sul banco degli imputati da punire duramente. Il confine orientale ne pagò le spese con profonde mutilazioni territoriali e lo svolgersi del drammatico esodo giuliano-dalmata, mentre il mondo si risollevava dalle macerie della guerra. Nella Venezia Giulia si continuò a combattere una battaglia sottaciuta, nell’assordante silenzio imposto dalla cultura ufficiale del tempo. Con il Memorandum di Londra (1954) e il fallimento degli incontri fra Italia e Jugoslavia, si giunse nel 1975 al Trattato di Osimo, che cristallizzò in confine definitivo la vecchia linea di demarcazione segnata provvisoriamente. Con una ricca analisi suffragata da ricerca archivistica, l’Autrice si sofferma sui retroscena dei vari documenti ufficiali e sulla preparazione del Trattato, nonché sulle conseguenze per Trieste, la Venezia Giulia, e il più ampio Confine orientale
A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)
Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...
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